Tra i templi egiziani meglio conservati la mente va subito sul fantastico tempio di Edfu. La sua sfortuna (che diverrà invece la sua più grande fortuna) è di essere stato sepolto interamente dalla sabbia del deserto per secoli. Questo ha fatto sì che rimanesse nascosto al mondo per secoli e, per questo, ne è risultato praticamente intatto. Scopriamo insieme questo tempio.
Edfu, un luogo mitico
Edfu, il cui antico nome era Behdet o Djeba (in Copto Etbo, da qui il nome arabo Edfu) si trova a metà strada tra Esna e Assuan, posta a sud-est di circa 17 Km rispetto all’ antica Nekhen (Ieracompoli, oggi Kom el-Ahmar). Capoluogo del secondo Sepat dell’Alto Egitto, La città attuale sorge a ridosso dell’antico lago sacro del suo tempio e vive prevalentemente di turismo.
Il Tempio di Horus non fu edificato in questo luogo a caso: il Mito della Contesa fra Horus e Seth ci porta a questo luogo, chiamato “Wetjeset-Hor” o Luogo della Vittoria, dove l’intero tribunale divino nominerà Horus come legittimo successore di Suo padre e chiudere definitivamente la disputa.
La storia del Tempio di Edfu
Il tempio di Edfu sorge sulle rovine di un tempio più antico, risalente all’Antico Regno, che fu restaurato durante il Nuovo Regno da Thutmosi III. La struttura attuale venne costruito per volere di Tolomeo III e terminato da Tolomeo XII tra il 237 a.C. e il 57 a.C., durante la dinastia tolemaica, che governava l’Egitto dopo la conquista di Alessandro Magno. Da sempre uno dei luoghi di culto principali del Netjer Horus, figlio di Osiride e Iside e il protettore del faraone, fu però anche il teatro di importanti cerimonie religiose, come la festa del Nuovo Anno, il matrimonio annuale di Horus con Hathor di Dendera, e la vittoria di Horus su Seth, il suo acerrimo nemico.
L’aggiornamento del Tempio di Edfu durante il periodo tolemaico aggiunge uno strato significativo alla sua storia. In un contesto in cui l’Egitto si trovava sotto l’influenza ellenistica fu proprio Tolomeo III, noto come Tolomeo Filopatore, che guidò l’ambizioso progetto di ristrutturazione. L’architettura ellenistica, con colonne corinzie e nuovi elementi, si integrò armoniosamente con la struttura esistente, creando una fusione unica di stili.
Il tempio di Edfu fu sepolto dalle sabbie del deserto per secoli, fino a quando non fu riscoperto nel 1860 da Auguste Mariette, il fondatore del Museo Egizio del Cairo. Grazie a questo, il tempio si è conservato in ottime condizioni, sia nell’edificio che nelle decorazioni e nelle iscrizioni.
La struttura del Tempio di Edfu
Il tempio di Edfu ha una struttura tipica dei templi egizi, con una serie di sale sempre più piccole e buie che conducono al santuario, dove si trovava la statua del dio Horus. Orientato a nord, a differenza del tempio originale, che era orientato a est, ha una superficie di quasi 7000 metri quadrati, e si compone dei seguenti elementi:
- Il mammisi, un piccolo edificio situato all’esterno del complesso templare, a nord-ovest, che celebra la nascita del figlio di Horus e Hathor, il dio Ihi (Hor Sema-tawy). Il mammisi fu costruito da Tolomeo VIII e decorato da Tolomeo IX (non visibile nella piantina in questa pagina)
- Il pilone principale, alto 36 metri, che forma la facciata del tempio, decorato con rilievi che raffigurano il faraone che sacrifica i prigionieri al dio Horus, e altre scene mitologiche e religiose.
- Il Peristilio, un’ampia area aperta circondata da colonne, dove i fedeli potevano accedere per partecipare alle celebrazioni.
- La seconda sala ipostila, una sala quadrata con dodici colonne, che introduce alle anticamere del santuario. La sala è ornata con scene della purificazione del faraone, della sua incoronazione, e della sua unione con il dio Horus.
- La corte delle offerte, una sala rettangolare con dodici colonne, dove il faraone e i sacerdoti offrivano doni al dio Horus. La sala è decorata con immagini delle offerte, delle personificazioni dei nomi dell’Egitto, e del disco solare alato, simbolo di Horus.
- Il vestibolo, area che contiene al suo interno il santuario
- Il santuario, la sala più interna e oscura del tempio, dove si trovava il Naos (in egizio, Kar ), il tabernacolo monolitico in granito che conteneva la statua di Horus.
- Il passaggio alla vittoria, un corridoio che circonda il santuario, dove si narra la battaglia tra Horus e Seth, il dio del caos e della violenza, che uccise Osiride, il padre di Horus. Il passaggio è ricco di dettagli e simbolismi, che illustrano la vittoria del bene sul male, dell’ordine sul disordine, e della vita sulla morte.
Il mammisi
Il mammisi (o “Casa della nascita”) era una micro struttura templare in cui veniva celebrata la procreazione, la nascita e l’ intronizzazione del figlio nato da una coppia divina locale.
Nel nostro caso, le raffigurazioni sono legate ad Horus e Hathor che danno vita a Harsomtus (ihi). Non solo nascite divine, però: gli studiosi stanno ancora dibattendo sul significato concreto di questi luoghi, secondo cui si teorizzerebbe l’uso da parte della sovrana di poter partorire lontana dalla corte, simboleggiando la Sua unione divina con Amun.
Al suo interno, è visibile sui registri superiori delle pareti sud e nord le raffigurazioni dedicate a Iside mentre allatta il piccolo Horus nei canneti di Khent-menu, come raccontato nel mito della contesa di Horus e Seth.
Il pilone principale
Il pilone principale del tempio di Edfu, oltre ad essere il segno distintivo della struttura templare come fosse una sorta di “firma d’autore”, fornisce un primo colpo d’occhio sullo stato di conservazione del tempio tolemaico. Alto quasi 36 metri e interamente in roccia arenaria, ha la peculiarità di raffigurare in modo speculare Tolomeo VIII che sconfigge i nemici di Horus. Degno di nota la presenza di quattro depressioni sulla facciata, ad indicare il luogo preciso in cui erano presenti i pennoni a cui venivano fissate le bandiere.
Le due imponenti statue del Netjer, poste all’ ingresso, ci conducono verso un altro spazio aperto…ma restiamo ancora un attimo qui, ci sono delle curiosità da trattare! Il pilone, che a prima vista sembrerebbe stagliarsi come un muro dalla massa piena, contiene invece ben quattro piani di magazzini e altre stanze, a cui si accede per mezzo di scale che conducono anche al tetto e, in particolare, alla parte superiore del portale. E non solo: alla base dei due torrioni sono rappresentate delle scene che fanno parte della Festa della Bella Unione, in cui Horus di Edfu si unisce ad Hathor di Dendera.
Sul portale, l’inizio della festa del falco vivente
E’ noto che Horus sia l’emblema della sovranità del Faraone. Tale sovranità doveva essere garantita, tramite un festeggiamento pubblico, anche tramite l’intervento oracolare. Il rituale prevedeva il trasporto della statua di culto di Horus verso un’area che, oggi, non risulta più presente. Quest’ area, chiamata come “Tempio del Sacro Falco” era situata vicino al mammisi, probabilmente alla sua destra, in cui venivano allevati i falchi sacri. Proprio per mezzo dell’ intervento oracolare, la statua del Netjer sceglieva il falco che avrebbe rappresentato il Netjer durante la festività. E’ in quest’occasione che sia la statua di culto che il falco sacro venivano portati sulla cima del portale e venivano così mostrati al popolo. Con l’incoronazione del falco sacro, questo veniva riportato al Tempio esterno e la statua di culto al suo Kar. Iniziavano così i festeggiamenti da parte del popolo per il proseguimento della sovranità del faraone.
Il Peristilio
Questo cortile interno, circondato da 32 colonne riccamente decorate con capitelli che terminano con palme e fiori, è l’area a cui il popolo aveva possibilità di accedere per portare omaggio alla coppia divina, Horus e Hathor. Non solo luogo di devozione per la divinità, ma anche come vero e proprio centro di festa popolare per l’incontro tra Horus di Edfu e Hathor di Dendera durante la celebrazione della Festa della Bella Unione.
Il meraviglioso cortile, adornato anche con scene di color oro della festa di Opet, della processione delle barche solari e della procedura di fondazione templare, presenta anche un piccolo segreto per coloro che hanno l’occhio da osservatore: seguendo la parete orientale del peristilio, proprio dove si presenta l’apertura tra il peristilio stesso e la prima Sala Ipostila, sono visibili esternamente i resti di precedenti strutture templari (portando i ricercatori a sostenere la tesi dell’ edificazione del tempio di Edfu su strutture pre-esistenti) su cui sono stati rilevati cartigli di Ramesse II, Thutmosis III e di Psammetico II.
E ora, iniziamo ad addentrarci nella Sala Ipostila.
La Sala ipostila
Procedendo verso nord non possono essere notate le due grandi statue di Horus, create in granito locale. Purtroppo, solo una delle due (quella a sinistra) è meglio conservata; quella di destra, seppur nella posizione originale, presenta dei danni estetici, oltre alla mancanza della corona pschent visibile sulla sua statua speculare.
La sala ipostila, ossia un’area con tetto sostenuto da una serie di colonne, era deliminato sia in ingresso che in uscita da portali lignei che impedivano al profano di poter accedere a quest’area in cui solo la casta sacerdotale e il Nisut potevano muoversi.
Il soffitto di questa sala imita la raffigurazione del cielo secondo la concezione egizia (come avviene per il Tempio di Dendera); purtroppo la colorazione originale non è facilmente identificabile e viene meno l’effetto “cielo” percepibile invece nel tempio di Hathor. Sulle colonne è visibile il Faraone Tolomeo VIII Evergete e la consorte Cleopatra che fanno offerte agli Dei.
Particolarità di questa sala è la presenza di due stanze in cui i sacerdoti si recavano prima di svolgere la pratica quotidiana. Verso la parete occidentale infatti è presente la “Casa del Mattino”, dove si eseguiva la purificazione rituale, mentre sul quella orientale si trova la “Casa dei Libri”. Questa era una sorta di antica biblioteca in cui venivano custoditi testi di natura religiosa e medica, oltre i testi ancora più antichi in cui erano mantenute le indicazioni delle celebrazioni religiose.
Gli egittologi hanno potuto comprendere la natura di questi antichi testi per mezzo di “un inventario” letteralmente scolpito sulle pareti… Verba volant, scripta manent! Molto importante in questa sala è, sulla parete occidentale, la descrizione attenta di come venne fatto il rituale di fondazione del tempio di Edfu.
La seconda sala ipostila
Decisamente più piccola rispetto alla precedente, ma non meno importante, è la seconda sala ipostila. La sacralità del luogo è evidente, portandoci sempre di più in luoghi poco illuminati e chiusi. Questo effetto ci viene presentato non solo attraverso la chiusura degli ambienti per mezzo del tetto sorretto dalle colonne, ma anche (e soprattutto) dall’utilizzo della cosiddetta “struttura a cannocchiale” dei templi egizi.
Questo tipo di struttura infatti prevede un accesso templare che parte da un pilone imponente alzando, sempre più, l’asse di inclinazione del pavimento. Particolarità di questa nuova area è la presenza sulla sinistra della “Sala del Nilo” utilizzata per conservare l’acqua necessaria alla purificazione, e di un “Laboratorio” in cui i sacerdoti creavano i composti per gli unguenti e gli incensi dedicati alla celebrazione. Sulla parete di destra è presente l’ingresso ad un’ulteriore stanza: la cosiddetta “Stanza del Tesoro”, che racchiudeva al suo interno ogni genere di monile in oro o pietre preziose con cui veniva adornato il Netjer.
La Sala delle offerte e il mistero del “wi-fi”.
Con l’accesso a questa area, i sacerdoti si dedicavano all’accensione dei bracieri su cui venivano posti gli incensi dedicati alla celebrazione e venivano allestiti i recipienti dedicati alle offerte. Proprio su quest’ultimo punto, gli egittologi e la fantasia popolare hanno a lungo dibattuto su quanto tenuto tra le mani di Tolomeo iV Filopatore, che vi mostriamo.
Nella foto qui sopra, potete vedere il fantomatico Wi-fi! Prima che ci crediate davvero e iniziate a divulgare informazioni non corrette, va fatta una precisazione: ad oggi gli egittologi non sono unanimi nel definire cosa effettivamente sia quella misteriosa raffigurazione nella mano sinistra del Filopatore. Il dubbio che attanaglia gli studiosi, parte dalle iscrizioni presenti nell’area: se infatti si fa, da una parte, riferimento alle offerte di olio (di origine animale, ndr) e di incenso, nell’ iscrizione si menziona il fatto che, nelle sue mani, sono tenuti “i pezzi di carne”.
Se, dunque, possiamo supporre che quella rappresentazione possa raffigurare dei pezzi di carne, non vi è motivo per negare che si possa trattare anche della raffigurazione tolemaica dell’incenso.
A questo punto, il condizionale è doveroso: potrebbe trattarsi “dell’emanazione dei fumi dell’incenso”? Potrebbe darsi; ma il fatto che sia la prima volta in cui appare in questo modo e non come di consueto (come sopra) oltre all’ iscrizione stessa, fa pendere l’ago della bilancia verso… i pezzi di carne.
Ci dispiace dunque, ma il Wi-fi non è disponibile al tempio di Edfu. In ogni caso, questo è un tipico esempio di pareidolia, di cui abbiamo parlato qui.
Il Vestibolo: i templi nel tempio
L’arrivo in questa nuova area era assolutamente riservata ai sacerdoti lettori e agli Hem Netjer, poiché è qui che iniziavano le azioni rituali e la recitazione delle formule. Nell’area vestibolare sono presenti ingressi a 13 sale laterali in cui erano venerate ulteriori divinità all’interno del Tempio di Edfu, tra cui Min, Khonsu e Hathor.
Le pareti sono decorate con scene del culto quotidiano di Horus, di come abbia sopraffatto Seth come narrato nel Mito della Contesa, oltre alla Sua unione con la sposa di Dendera. Una particolarità del luogo: due scale si trovano ai lati del Vestibolo, le quali permettevano di recarsi sul tetto per condurre ulteriori attività celebrative.
Santuario: la Casa del Netjer
L’accesso al santuario avveniva tramite l’apertura di un portale creato in bronzo, sui cui stipiti e sull’architrave sono trascritte le formule per risvegliare la divinità. Stiamo parlando della parte più sacra dell’ intera struttura. In questa stanza erano presenti le barche sacre di Horus e di Hathor (quella presente, quella di Horus è una copia, l’originale ora è conservata al Louvre di Parigi), usate nelle processioni, oltre al santuario che conteneva l’immagine sacra del Dio.
Le ipotesi più accreditate parlano di una statua non completamente dorata, ma lignea: questa poi sarebbe stata rivestita in oro con una sottile lamina d’oro. Il santuario (o “Kar” ), realizzato in granito nero, si trova sul retro del santuario ed è datato 100 anni precedenti alla costruzione del tempio di Horus da parte dei Tolomei. Infatti, la dimora di Horus fu fatta realizzare da Nectanebo II (360-343 a.C.), ultimo sovrano della XXXima dinastia.
Questa area sacra è decorata con scene della nascita di Horus, della sua incoronazione, e di come Egli protegga il Faraone.
…ma non finisce qui!
Il tempio di Edfu è un capolavoro di arte e architettura, che testimonia la grandezza e la spiritualità dell’antica civiltà egizia. Il tempio è anche una fonte inestimabile di informazioni sulla mitologia, sulla religione, e sulla storia dell’Egitto, grazie alle numerose e particolareggiate iscrizioni che lo ricoprono.
Oltre a quelle di cui abbiamo parlato fin’ora, molto particolari sono quelle che si possono vedere sul retro del santuario. Quest’area, chiamata “Passaggio alla Vittoria”, altro non è che un condotto che si trova tra l’area vestibolare e il muro posteriore di cinta e su cui sono rappresentate le fasi dello scontro tra Horus e Seth nel Mito della Contesa.
C’è anche un Nilometro!
Al Tempio però non sono presenti solo elementi che ci conducono verso la sfera del sacro. Nella quotidianità del tempio, oltre che al controllo da parte delle antiche autorità, era necessario monitorare il livello di innalzamento o di abbassamento eccessivo delle acque del Nilo. Ebbene sì, è presente anche l’accesso al nilometro, il quale si trova a est del tempio, esterno dunque al muro di cinta.
Per poterci arrivare, è presente una rampa di scale interna al muro di cinta e che passa sotto di esse. In questo modo, l’approvvigionamento idrico templare era garantito e si poteva stimare l’andamento agricolo dell’area.
Horemhat
Fonti
- Oakes, Lorna and Lucia Gahlin. Ancient Egypt: An illustrated reference to the myths, religions, pyramids and temples of the land of the pharaohs. 2006
- Kurth, Dieter. The Temple of Edfu. 2004
- Richard Wilkinson, Templi dell’antico Egitto. Ediz. illustrata, Ist. Poligrafico dello Stato; Illustrated edizione (1 settembre 2007)
Link esterni di approfondimento
- https://isac.uchicago.edu/research/projects/tell-edfu/temple-horus
- https://www.archetravel.com/blog/tempio-di-edfu-horus-egitto/#il-santuario
- https://madainproject.com/temple_of_horus_%28edfu%29
Links utili
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Lettura consigliata: Horus: il Signore delle due Terre