Il Kemetismo: l’antica religione egizia

Il Kemetismo: l’antica religione egizia
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Nell’ambiente pagano, il termine “Kemetismo” non è affatto nuovo. Spesso però, attorno a questa parola gravitano incomprensioni, informazioni non corrette o incomplete, generando in chi si approccia al mondo politeista una sorta di ammirazione/diffidenza verso tale antica religione.

Con questo articolo cercheremo di fare chiarezza e di rendere giustizia a un culto che, in effetti, ha 5000 anni.

Kemetismo: origine del nome

Il termine “Kemetismo” ha un’origine tutto sommato piuttosto recente: le info in merito sono un po’ discordanti (chi parla del 1970, chi parla degli anni ’90), il punto certo è che questa religione viene nominata “Kemetismo” solo con l’avvento del Kemetismo Ortodosso fondato da Tamara Siuda, ex sacerdotessa Wiccan, che diverrà la prima Nisut dell’associazione “The House of Netjer”.

La parola Kemetismo racchiude in sé la radice “Kemet”, ovvero il nome che veniva dato all’Egitto in epoca faraonica. Come per tante altre religioni, essa racchiude sotto di sé diversi modi con cui si intende approcciare l’antico culto.

Kemetismo: Il Faraone Seti I in adorazione di Horus. Quest'ultimo gli porge i simboli del governo. Dal Tempio di Osiride ad Abido. Steve F-E-Cameron, SFEC-L-ABYDOS11, CC BY-SA 3.0  Fonte
Kemetismo: Il Faraone Seti I in adorazione di Horus. Quest’ultimo gli porge i simboli del governo. Dal Tempio di Osiride ad Abido. Steve F-E-Cameron, SFEC-L-ABYDOS11CC BY-SA 3.0 Fonte

Perché il vostro è “Ortodosso”?

La domanda trova, in realtà, la sua risposta nel paragrafo poco più sotto “Le strade del Kemetismo” ma riteniamo utile spenderci delle righe per fornire una spiegazione completa.

Nel panorama pagano non è un caso imbattersi in chi si professa seguace di un’antica religione. Questa dichiarazione deve portarci a riflettere SE il nostro interlocutore sia effettivamente conoscitore di quell’antica religione e ne mette in pratica l’ortoprassi (l’agire in modo corretto, conforme alle norme ortodosse) o SE in maniera più semplice (e lasciatecelo dire, anche più sgraziata) si appropria di alcuni princìpi di quell’antica religione per modificarli, a proprio uso e consumo, in un altro percorso. Se il vostro desiderio è di conoscere realmente una religione (sia essa il Kemetismo, la religione romana, quella Hellenica o altro) è assolutamente necessario che vi appoggiate alle fonti scritte antiche. Non c’è guru che tenga, nessuno che vi possa dire: “oggi siamo in una nuova era, si fa diversamente” , innescando un processo di appropriazione culturale decisamente poco confortante.

Chi, esattamente, ha deciso che la pratica va cambiata? Se la tradizione scritta propone delle valide (e aggiungiamo “proseguibili”) indicazioni operative su come mantenere attivo un culto, perché storpiarlo in virtù di una mancanza di studio serio del materiale archeologico che ci è pervenuto?

Ecco: l’ ortodossia prevede un’osservanza della dottrina religiosa in modo fedele e autentico, eliminando storpiature e new-age che poco si legano al concetto stesso di “antica religione”. Questo non deve far sentire il praticante Kemetista come in una gabbia da cui non si possa uscire (che poi, la gabbia stessa rappresenta una mancanza di libertà…ma libertà di fare che cosa, esattamente?), ma al contrario come il farlo sentire supportato in ogni atto pratico nei confronti degli Dei, sapendo che ogni parola, ogni gesto e ogni parte del suo credo non è “fuffa moderna”, ma affonda le sue origini in tempi ben remoti.

Approfondiamo: Le “parole vuote” dell’ ortodossia

C’è chi sostiene che “essere ortodossi significa non avere un cuore palpitante per gli Dei, visto che si recitano inni e formule senza un minimo di ispirazione personale, etc..etc…”

Intendiamoci: anche noi Kemetisti riteniamo che recitare formule e inni, pensando nel frattempo a quanto sarà buono il pranzo, non sia proprio il massimo del raccoglimento. Le “parole vuote” esistono, sia che voi vogliate essere ortodossi o meno e non è nostro interesse screditare chi preferisce fare i propri riti alla nuova maniera. Però, un dubbio a noi viene: se essere ortodossi significa davvero riempirsi la bocca di parole vuote, appropriarsi culturalmente dei tratti di un’antica religione e inventarsi pratiche che non sono culturalmente collegabili con le divinità egiziane…non è una pagliacciata?

A voi l’ardua sentenza.

Perché seguire il Kemetismo?

Il panorama pagano è piuttosto vario e offre diversi spunti per un approccio spontaneo a quelle che potremmo definire “energie cosmiche”: per noi kemetisti, i Netjerw. E’ riscontrabile, di questi tempi, come l’individuo tenti di scappare dalla religione cristiana per liberarsi di forzature e che cerchi (a volte diremmo anche spasmodicamente) di approdare in altri “lidi”. Per cercarne una sicurezza? Per scappare da un legame religioso istituzionale? Vogliamo essere molto chiari e diretti su questo concetto: l’approccio verso una qualsiasi antica religione parte dal singolo individuo che trova un legame tra il sé e una determinata cultura. Certo, capita anche che la divinità X di determinata confessione si palesi al fedele e, in qualche modo, lo conduce verso un percorso. Sono casistiche che però riteniamo debbano essere valutate molto cautamente, visto che potrebbe trattarsi di forzature mentali e auto induzioni.

Dunque, perché scegliere proprio il Kemetismo? Se si sente di avere un legame con quell’antico popolo che si trovava sulle sponde del Nilo, se in certe occasioni si avverte di essere guidati o ascoltati da forze “superiori” che hanno i connotati a cui si è abituati dai molti documentari visti e magari avete una divinità egizia che vi incuriosisce particolarmente… allora sì, vale la pena iniziare un percorso nel Kemetismo.

Le strade del Kemetismo

Si deve necessariamente partire da un appunto fondamentale per poter analizzare al meglio questo tipo di religione: si tratta del culto di divinità antiche almeno 5000 anni, ai giorni nostri. Come si può intuire, non essendoci una tradizione perpetrata nei secoli (o, almeno, non in maniera visibile dopo la caduta dell’Impero romano), con la riscoperta di questa religione ne conseguono battaglie sui punti di vista dei suoi dogmi e pratiche. La domanda tipica che appare, sui social e forum dedicati, è sempre la stessa: “ricalcando le antiche usanze, come si possono celebrare queste divinità?”

Da qui nasce la ricerca dell’individuo alla scoperta del modo più corretto per mettersi al servizio delle divinità (da qui in poi, Netjeru). Le correnti più diffuse sono le seguenti:

  • Wicca Tamerica: come suggerisce il nome, è un connubio tra le prassi wiccan (pentacoli, cerchi magici, un solo Dio e una sola Dea, sabbat e esbat) e la religione egizia. Come nella Wicca, ne deriva che ci possano essere dei culti legati esclusivamente alla Dea-madre (tradizione Isiaca ) e quello invece legato alla dualità del Dio e della Dea ed eventualmente alle triadi riconosciute (Wicca Kemetica).
  • Ricostruzionismo Kemetico: eh, sì, siamo noi: è infatti il percorso che il Kemetismo Ortodosso Solare intende portare avanti. Si cerca, con l’utilizzo costante di fonti archeologiche accreditate, di ricostruire quello che la tradizione egizia ci ha lasciato senza modificarne i fondamenti. Questo è sia un punto a favore che un tallone d’Achille: tante sono le fonti scritte arrivateci che danno indicazioni importanti sulle ritualità, ma anche molte quelle che purtroppo sono andate perdute a causa del trascorrere del tempo o per incuria/sfruttamento umano delle zone (basti pensare ai monumenti demoliti per la creazione di chiese, ma anche di centri abitati). Anche la lettura stessa degli antichi testi non può avere, per ovvie ragioni, la medesima intonazione antica, così come non ci è stato tramandato alcuno spartito per quanto riguarda la musica da suonare durante le celebrazioni. Come ovviare?
    Semplicemente non si può: ciò che non ci è giunto è andato perduto per sempre… a meno che non si voglia attingere alle procedure ellenico-romane (di popoli che hanno avuto un contatto con la terra di Kemet).
  • Eclettismo Neo-Egizio: chi si definisce eclettico non intende avere un legame continuo con un’unica modalità di pratica. Non solo: non sente di avere un obbligo di culto costante, così come non ritiene di dover celebrare unicamente le divinità egizie. Utilizza a sua discrezione la pratica egizia con quella di altri percorsi.

Con queste distinzioni, ci teniamo a precisare, non è nostra intenzione screditare percorsi o modalità diverse dal Ricostruzionismo Kemetico.

Ti consigliamo di leggere “I Falsi miti da sfatare nel Kemetismo” che trovi a questo link.

Horemhat

Links utili

-> Vai alla sezione “Kemetismo” del KOS
-> Lettura consigliata: I falsi miti da sfatare nel Kemetismo

Pubblicato da Horemhat

Marco Peirce (Napoli, 1986) è appassionato di egittologia dal suo primo incontro con il Museo Egizio di Torino alla scuola primaria. Dopo il diploma di perito aziendale e corrispondente in lingue, inizia un percorso formativo universitario durante il quale incontra persone che gli faranno conoscere l'ambiente pagano. Non tarderà molto al suo ingresso nell' ambiente Kemetista, da cui trae tutt'ora validi spunti di riflessione. Entra in contatto con Khnumose I durante la ricerca di un ambiente Kemetista basato in Italia. E' in questo periodo che sente fortemente il richiamo all' ortodossia, decidendo di intraprendere il percorso sacerdotale di Horus. In data 15.1.2023 diventa sacerdote Wab di Horus con il nome di Horemhat. In data 7.05.2023 supera con successo il test per l'avanzamento di grado come Khery-hebet n Hr (sacerdote lettore di Horus). Il 21.08.2023, dopo un esame dedicato, diviene referente per i riti funebri come wab e sem di Inp (sacerdote funerario di Anubi).

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