Cosa sarebbe un Nisut?
Nisut è la parola che nell’antico Egitto veniva usata per designare il faraone, si potrebbe tradurre in “Colui del Giunco”. Il giunco di papiro era infatti il simbolo dell’Alto Egitto e, insieme all’ape, rappresentava le Due Terre, nonché la sovranità su di esse.
Il Nisut per il KOS
Nessuno si allarmi, non abbiamo intenzione di restaurare uno Stato egizio comandato da un faraone, né di cominciare a venerare il Nisut come un Dio in terra. Egli rappresenta nel KOS la carica di capo supremo di tutti i culti, servendo da sacerdote di ogni divinità che non ha ancora un clero. In termini spirituali, è la nostra guida sulla via di Ma’at, in termini laici… il presidente dell’associazione. Quello che più di tutti ci mette la faccia, per intenderci.
Nella pratica dirige il consiglio direttivo -che a sua volta amministra l’intero KOS-, fa da insegnante di storia e teologia agli aspiranti sacerdoti, e contribuisce insieme agli altri autori al nostro blog.
Chi è il nostro Nisut?
Nefermaatra Setepenptah Khnumose I… alias Marzio!
Marzio Siccardi, questo è il suo nome, fa parte del panorama kemetico italiano fin dai tempi del vecchio Kemetismo Ortodosso Solare, anche se la sua fede nei Netjerw risale a quando era ancora ragazzino. Inizialmente ricopriva la carica di Primo Profeta di Khnum, poi è diventato il perno della restaurazione del KOS e si è assunto la responsabilità di condurre l’associazione.
Lavora come disegnatore e grafico, sebbene sia laureato in archeologia egizia, dunque possiede tutte le conoscenze necessarie per guidare tanto i fedeli quanto il nuovo clero che si sta formando. Il suo protettore è Khnum, il vasaio divino, signore di Elefantina, che serviva appunto anni fa come Primo Profeta. Gli altri Netjerw che lo supportano (a parte quelli specificamente legati alla regalità, come Horus e Amon) sono Aton e Mertseger.
I cinque nomi del Nisut
In continuità con la tradizione, anche il Nisut del KOS possiede le cinque titolature regali, allo stesso modo dei faraoni antichi. Inoltre, di solito noi ci rivolgiamo a lui solo col quinto nome, Khnumose, ma in realtà il modo corretto di chiamarlo sarebbe con il titolo da Nisut Bity (nel suo caso Nefermaatra Setepenptah). Infatti gli egizi si riferivano ai loro sovrani usando il nome Sa Ra solamente quando erano defunti…
Nome Horus
Itjiwattawy: “Che conquista l’eredità delle Due Terre”
Si riferisce al ruolo di iniziatore del KOS e all’intenzione di restaurare la religione egizia nella sua forma corretta; “l’eredità delle Due Terre”, appunto.
Nome Nebty (Due Signore)
Hekenmaat: “Che esalta Ma’at”
Ma’at è il fondamento della religione egizia, senza la quale un’associazione come la nostra non riuscirebbe mai nel suo scopo di tornare a onorare nuovamente i Netjerw.
Nome Bik Nebu (Falco d’Oro)
Setepenaton Sehotepkhnum: “Scelto da Aton, Che rende soddisfatto Khnum”
Qui si fa riferimento a un’altra delle divinità patrone del nostro Nisut: Aton, il disco solare, che continua a essere venerato nel KOS, a dispetto del brutto capitolo della storia egizia che fu l’eresia di Amarna.
Nome Nisut Bity (Giunco e Ape)
Nefermaatra Setepenptah: “Perfetta è la Ma’at di Ra, Scelto da Ptah”
Ra è il signore di Ma’at per eccellenza, nonché una delle divinità tutelari dell’istituzione faraonica; quindi questo nome allude, di nuovo, all’intenzione di riportare ordine nel caos che è il Kemetismo odierno.
Nome Sa Ra (Figlio di Ra)
Khnumose o Khnumossu: “Khnum lo ha generato”
Ecco il nome che lo stesso Khnum ha imposto al Nisut, quando era ancora un suo semplice sacerdote. La sua lettura dal geroglifico dovrebbe essere Khnumossu ma, per semplicità, ha scelto di farlo scrivere solo Khnumose.
“Un sacrificio reale per Khnum-Ra, signore della cateratta, primo della Nubia, come ringraziamento per ciò con cui hai voluto favorirmi. Io ti faccio dono della tua sponda occidentale che è nella montagna del tramonto, e della tua sponda orientale che è nella montagna dell’alba.“
Dalla Stele della Carestia, a Elefantina
Vedi anche
Immagine in evidenza
Seti I al cospetto di Khnum e Amon, dal suo tempio funerario ad Abido. Foto di cui autore: Ignati; Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Germany.