La struttura generale del tempio egizio

La struttura generale del tempio egizio
Tempo di lettura: 8 min.

In questo articolo faremo una sorta di viaggio virtuale, per conoscere meglio la struttura generale del tempio egizio. Non avremo la “pretesa” di essere troppo accademici, quanto invece ci teniamo a mostrarvi come sia presente una vera e propria evoluzione architettonica dietro i grandi templi che oggi possiamo ammirare nel Regno delle Due Terre.

Da Nabta Playa fino a Deir el-Haggar…

Per tutta la linea del tempo legata alla Valle del Nilo, vi è un susseguirsi di lotte, invasioni, sovrani, e addirittura “re mitici” discendenti delle divinità, nonché di migliorie tecniche in campo agricolo, architettonico, e artistico. Una costante che permea invece tutte le varie epoche egizie è la presenza di strutture dedicate alle “cerimonialità”. Partendo infatti dal sito di Nabta Playa, ove possiamo vedere una sorta di Stenehenge africana composta da pietre allineate per l’identificazione dei cicli stagionali, veniamo portati a scoprire i recenti scavi della zona di Nekhen (Ieracompoli) in cui sono visibili le buche dove venivano inseriti i pilastri lignei antistanti il santuario del luogo.

E si corre, si va avanti nella storia egizia tra templi funerari e case degli Dei in cui permea sempre il voler definire la struttura, mai casuale, fino alle ultime creazioni di stampo romano a Deir el-Haggar (nell’oasi di Dakhla), dove perfino Nerone diede il suo contributo alla venerazione di Amon.

La struttura di Nabta Playa ricostruita al Aswan Nubia museum, Raymbetz, CC BY-SA 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0, via Wikimedia Commons
La struttura di Nabta Playa ricostruita al Aswan Nubia museum, Raymbetz, CC BY-SA 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0, via Wikimedia Commons

Perché, diciamocelo, “un tempio è per sempre”. Oppure no?

Diremmo “ni”: sebbene alcune strutture fossero edificate da sovrani molto influenti e illustri, con la caduta del conquistante impero romano l’Egitto venne lasciato in balìa delle popolazioni confinanti che, purtroppo, non sempre ne hanno preservato gli anti fasti.

“Voglio un tempio”. Ne vale la pena?

La creazione di un tempio egizio non era cosa da poco. Ma qui manca un punto importante da trattare: cosa è un tempio? La domanda potrebbe sembrare quasi retorica, eppure è da qui che si parte nel comprendere l’evoluzione nella struttura del tempio stesso.

Esso, nel corso del tempo, ha assolto a diversi scopi: dall’essere uno spazio sacro non dedicato ad alcuna entità particolare (come nel caso di Nabta Playa) fino a diventare luogo di culto di divinità, di famiglie divine, addirittura di sovrani. Dulcis in fundo, in alcuni casi, fungendo anche da magazzino.

Ingresso al Tempio di Abu Simbel eretto da Ramesse II, Olaf Tausch, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons
Ingresso al Tempio di Abu Simbel eretto da Ramesse II, Olaf TauschCC BY 3.0, via Wikimedia Commons

Valeva la pena creare un tempio, al tempo dei faraoni? Considerando il prestigio che un edificio del genere portava non solo alla città in cui veniva edificato, ma anche al sovrano stesso e ai costruttori che ne avevano preso parte, indubbiamente sì. E’ però innegabile che, in diversi casi, l’eccessiva megalomania ha portato sì al ricordo del faraone ma, col passare del tempo, ad un impoverimento delle finanze del regno e allo sfruttamento eccessivo delle cave.

Cercando ora di non divagare sugli eccessi di alcuni sovrani, andiamo a considerare la tipologia di tempio egizio, nonché la sua struttura.

Tipologie di tempio egizio e la loro struttura generale

I cosidetti “templi a valle”

Potremmo vedere nel tempio in valle l’idea di un molo, dove attraccare per il primo accesso al tempio vero e proprio. La sua struttura è davvero molto semplice: attraccati a questo pontile, si accedeva a un semplice portico in cui potevano essere presenti alcune sale, dedicate all’ imbalsamazione e all’apertura della bocca della mummia del sovrano. Da questo punto si procedeva lungo il vialone rialzato.

Struttura del Tempio in Valle di Chefren, franck monnier d'après Borchardt, Steindorff et holscher, Public domain, via Wikimedia Commons
Struttura del tempio in valle di Chefren, franck monnier d’après Borchardt, Steindorff et holscher, Public domain, via Wikimedia Commons

Il tempio solare

Considerando le forme più antiche di tempio dedicate alle divinità, non possiamo non accennare al tempio solare. Caratteristiche peculiari di questi edifici che le identificano inesorabilmente dagli altri sono proprio nella struttura architettonica: una lunga rampa processionale che partiva dal tempio in valle portava a un recinto di struttura rettangolare, al cui centro era previsto un altare e un obelisco “tozzo” chiamato obelisco BenBen. Presenti, in queste strutture templari, anche dei magazzini. In ogni caso, poiché si tratta di strutture dedicate a Ra, non era previsto un tetto che sovrastasse il tempio: ad eccezione dei depositi, il sole doveva irradiare l’intero santuario.

Ricostruzione del Tempio solare di Niuserra, Ludwig Borchardt (5 October 1863 — 12 August 1938), Public domain, via Wikimedia Commons
Ricostruzione del tempio solare di Niuserra, Ludwig Borchardt (5 October 1863 — 12 August 1938), Public domain, via Wikimedia Commons

Il Tempio funerario (Antico Regno)

L’idea di costruire un tempio che onorasse il sovrano non inizia con i grandi faraoni del Nuovo Regno, ma bensì già dall’Antico Regno, e proprio con Djoser e la sua piramide a gradoni. Lo scopo principale di questo genere di strutture era l’adorazione vera e propria del defunto re, in quanto Akh ricongiunto con gli Dei. Come ci si potrebbe immaginare, questo genere di strutture erano cariche di simbolismi: arrivati al tempio in valle infatti, si avanzava lungo una lunga via processionale che portava a questo tempio. In accesso, si passava da un primo vestibolo che avrebbe condotto a un cortile aperto. Procedendo, era posto il santuario ove veniva custodita la statua del Ka del faraone, ma non solo: erano presenti, come nel tempio solare, dei magazzini interni, nonché altre cappelle secondarie. Questo genere di strutture era praticamente addossato agli edifici piramidali (cfr. piana di Giza).

Tempio funerario di Cheope, piana di Giza. Foto di Kévin et Laurianne Langlais su Unsplash
Tempio funerario di Cheope, piana di Giza. Foto di Kévin et Laurianne Langlais su Unsplash

Il Medio e Nuovo Regno: un po’ di vecchio nel nuovo che avanza

Dopo il crollo dello stato centrale alla fine dell’Antico Regno e quel relativo periodo di incertezza che è il Primo Periodo Intermedio, si approda al Medio Regno con la voglia di ripartire: la progressiva riapertura delle cave è la testimonianza della voglia di edificare, da parte dei sovrani, nuove strutture templari. Purtroppo molte di queste sono state distrutte e utilizzate come cave di materiali per altri edifici adiacenti, oppure sono stati inglobati in altri che diventarono ancora più grandi. Pensiamo ad esempio al nucleo originale del Tempio di Karnak creato da Sesostri I: oggi non è nemmeno riconoscibile. Sempre di Sesostri I, presente a Karnak, è degna di nota la Cappella Bianca: dalla pianta tutto sommato semplice e simmetrica, si presenta con una rampa che porta a un assetto rettangolare suddiviso in tre aree. Questa stazione per la barca sacra è riccamente decorata: sembra quasi un “paradosso temporale” vedere una struttura snella, quasi minimale come quelle dell’Antico Regno, unirsi con il gusto estetico del Medio Regno.

Ma che fine ha fatto il “tempio funerario”? Esiste ancora nel Medio Regno? Assolutamente sì: sebbene sia l’unico rimasto integro del periodo, il tempio funerario di NebhepetRa Montuhotep II a Deir el-Bahari lascia di stucco: non vi è un tempio addossato a una piramide… è come se il luogo di culto avesse circondato la piramide stessa!

Ecco come sarebbe dovuto apparire il tempio funerario di Montuhotep II a Deir el-Bahari, Naville, Public domain, via Wikimedia Commons
Ecco come sarebbe dovuto apparire il tempio funerario di Montuhotep II a Deir el-Bahari, Naville, Public domain, via Wikimedia Commons

Infatti, una rampa processionale porta al primo piano di un tempio a terrazze, entrambe costituite da un denso colonnato, al cui interno è stato posto il sarcofago del sovrano.

Complesso funerario di Montuhotep II a Deir el-Bahari oggi, Olaf Tausch, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons
Complesso funerario di Montuhotep II a Deir el-Bahari oggi, Olaf TauschCC BY 3.0, via Wikimedia Commons

Questo tempio funerario ve ne ricorda stranamente un altro? Ebbene, avete notato bene: lo stesso “concept” è stato ripreso anche per l’edificio della Regina Hatshepsut, anche se i due differiscono essenzialmente per via la struttura decentrata. Stop all’uso di una piramide centrale: la via processionale sopraelevata porta a un primo terrazzamento che mostra un portico in cui sono presenti cappelle e magazzini. Una seconda via processionale porta a un secondo porticato che presenta le statue osiriache di Hatshepsut, oltre le quali si snodano vari ambienti, tra cui la sala per la barca sacra, il santuario per il Dio Amon, e la sala per le offerte dedicate alla sovrana.

Dal Nuovo Regno al periodo tolemaico

Quella che potremmo definire come la struttura perfetta del tempio egizio prende il via dal Nuovo Regno (proprio dalla XVIII dinastia in cui ha regnato Hatshepsut), per concludersi con la fine del dominio greco.

Al contrario dei templi solari, la cui caratteristica peculiare è di essere “templi a cielo aperto”, il tempio perfetto presenta una struttura definita “a cannocchiale”, ossia il soffitto tende a diventare sempre più basso mano a mano che ci si avvicina al santuario. Nell’approccio a questo genere di edificio bisogna necessariamente tenere conto di come ogni singolo elemento avesse un significato teologico, per nulla scontato. La pianta generale, riscontrabile sia al tempio di Khonsu a Karnak (per il Nuovo Regno) sia con il complesso templare dedicato a Horus a Edfu (per il periodo tolemaico) è comunemente composta da:

  • Pilone (a)
  • Corte con peristilio (b)
  • Sala ipostila (c)
  • Pronao (d)
  • Santuario (e)
  • Muro di cinta (f)
Struttura generale di un tempio egizio tra il Nuovo Regno e il periodo tolemaico, Hotepibre (Giuseppe), CC BY-SA 2.5, via Wikimedia Commons
Struttura generale di un tempio egizio tra il Nuovo Regno e il periodo tolemaico, Hotepibre (Giuseppe)CC BY-SA 2.5, via Wikimedia Commons

Il Pilone: genericamente preceduto da un viale di sfingi, era composto da due mura non unite tra di loro. In particolar modo il pilone frontale mostrava scene in un mix di programma politico e teologia: il sovrano veniva rappresentato infatti nell’atto di colpire i nemici, simboleggiando la sconfitta dei nemici e il ripristino della Ma’at.

Corte con peristilio: è il luogo massimo oltre il quale il fedele non poteva accedere. Oltre a presentare statue delle divinità non racchiuse nei naos e disponibili per la devozione pubblica, sulle varie colonne si poteva vedere il sovrano nell’atto di scacciare i nemici: è da notare dunque come il faraone fosse sempre rappresentato in queste azioni apotropaiche.

Sala ipostila: è tra le zone del tempio che maggiormente si ricollegano al mito della creazione: le colonne, in multipli di 3 o 4, rappresentano la foresta che si erge all’interno delle acque del Nun, da cui si innalza la collina primordiale. La luce che la attraversava doveva essere davvero scarna.

Il Pronao: è l’area antistante il santuario e in cui veniva prestato il culto da parte di tutto il corpo sacerdotale. Oltre questa area poteva procedere solo il Primo Profeta.

Il Santuario: in quest’area era presente il Kar in muratura in cui si trovava la statua della divinità. Era consentito l’accesso solo al sovrano o, in sua assenza, ai Primi Profeti del Dio/Dea.

Muro di cinta: oltre a delimitare geograficamente il territorio dedicato al tempio, doveva segnalare quale fosse l’area di influenza di una determinata divinità. Piuttosto che essere lisce, potevano presentare delle onde, quasi a imitare l’ingresso attraverso le acque del Nun.

A questa struttura di base (le cui aree potevano essere separate da ulteriori piloni) è da aggiungersi la presenza di magazzini, biblioteche, e aree amministrative. Degna di nota è la presenza in alcuni casi di un edificio singolare chiamato Mammisi: si tratta sostanzialmente di una singola camera, dedicata alla nascita del Dio o della Dea principali. Questa stanza è riscontrabile specialmente nei templi di epoca tarda e tolemaica.

Struttura del tempio di Edfu dall'alto, fonte Archetravel
Struttura del tempio di Edfu dall’alto, fonte Archetravel

Arrivano i Romani: cambio di rotta?

Sebbene i Romani non si siano mai opposti al culto delle divinità locali, la divinizzazione dell’Imperatore come nuovo sovrano delle Due Terre dette certamente un’inversione di tendenza nella costruzione templare. E’ da notare, infatti, che non vi fu un impulso nuovo all’edificazione di templi, ma piuttosto al ripristino di precedenti strutture, con modifiche che rimandassero al potere centrale di Roma. Il santuario non era solo luogo di culto, ma diveniva guarnigione per le truppe romane e sede amministrativa del potere locale.

Chiosco di Traiano da Philae, esempio di edificazione templare del periodo romano.
Chiosco di Traiano da Philae, esempio di edificazione templare del periodo romano.

Horemhat

Fonti

  • Richard H. Wilkinson, “The Complete Temples of Ancient Egypt”, Thames&Hudson.
  • Nicolas Grimal, “Storia dell’antico Egitto”, Laterza.

Link Utili

Vai alla sezione “Storia e archeologia” del KOS

Pubblicato da Horemhat

Marco Peirce (Napoli, 1986) è appassionato di egittologia dal suo primo incontro con il Museo Egizio di Torino alla scuola primaria. Dopo il diploma di perito aziendale e corrispondente in lingue, inizia un percorso formativo universitario durante il quale incontra persone che gli faranno conoscere l'ambiente pagano. Non tarderà molto al suo ingresso nell' ambiente Kemetista, da cui trae tutt'ora validi spunti di riflessione. Entra in contatto con Khnumose I durante la ricerca di un ambiente Kemetista basato in Italia. E' in questo periodo che sente fortemente il richiamo all' ortodossia, decidendo di intraprendere il percorso sacerdotale di Horus. In data 15.1.2023 diventa sacerdote Wab di Horus con il nome di Horemhat. In data 7.05.2023 supera con successo il test per l'avanzamento di grado come Khery-hebet n Hr (sacerdote lettore di Horus). Il 21.08.2023, dopo un esame dedicato, diviene referente per i riti funebri come wab e sem di Inp (sacerdote funerario di Anubi).

error: Contenuto protetto da copyright!