I templi egizi… viali di sfingi, enormi piloni d’ingresso, lunghi colonnati, e statue maestose. Ma queste immagini che ci spuntano subito in mente vengono tutte dal Nuovo Regno! Molto tempo prima, all’epoca dei costruttori delle piramidi, i luoghi di culto più importanti erano estremamente diversi: parliamo dei templi solari.
Unici nel loro genere
Dedicati a Ra, che nell’Antico Regno era considerato il padre di tutti i Netjerw, questi templi sorgevano su delle alture per essere più vicini al sole. Da un edificio più piccolo costruito a valle partiva una via rialzata, che conduceva al complesso vero e proprio. Attraversando uno stretto portale, poi, si entrava in un immenso cortile quadrato illuminato dalla luce naturale, dove si trovava l’altare per le offerte. Ma l’elemento fondamentale era il gigantesco e massiccio obelisco, che doveva far sentire qualsiasi visitatore come una formica. L’intera struttura aveva lo scopo di stupire i pellegrini con un impianto scenografico e mostrare la grandezza del Dio.
Nei templi del Medio e Nuovo Regno i riti si svolgevano nella parte più nascosta e buia dell’edificio, al riparo da occhi indiscreti, ma non qui. Qui il culto veniva officiato sempre all’interno del cortile, sotto lo sguardo del sole.
I faraoni dei templi solari
Furono i re della V dinastia (2500-2345 a.e.v. circa) a fare dei templi solari un simbolo, mettendosi sotto la protezione di Ra. Il modello che usarono per progettare questi nuovi edifici fu probabilmente il santuario del Dio a Eliopoli, mentre come luogo scelsero Abu Gurab, nella loro regione natale.
Sappiamo che sei faraoni costruirono altrettanti templi solari, ma ad oggi gli archeologi ne hanno trovati solo tre: quelli di Userkaf, Niuserra, e uno non identificato sopra cui quest’ultimo eresse il suo. In generale, però, ora ne resta poco o niente, ed è difficile farsi un’idea di quanto grandiosi debbano essere stati millenni fa.
Figli di Ra
Ma perché fu proprio la V dinastia a favorire il culto di Ra e a dedicargli tutti questi templi? La storia ci suggerisce una ragione politica. Il clero del Dio del sole aveva acquisito sempre più influenza nel corso della IV dinastia e, per consolidare il loro potere una volta saliti al trono, i nuovi sovrani dovettero decidere di farseli alleati.
La mitologia però ci racconta qualcosa di diverso. Il Papiro Westcar, risalente al Secondo Periodo Intermedio (1780-1570 circa), raccoglie una serie di storie chiamate “Cheope e i maghi”. L’ultima storia che c’è scritta parla di Userkaf, Sahura, e Neferirkara, i primi tre faraoni della V dinastia.
Alla porta della casa del primo profeta di Ra bussano cinque stranieri incappucciati, che altri non sono se non Iside, Nefti, Khnum, Heqet, e Meskhent. Il sacerdote li implora di aiutare sua moglie nel parto, perché il travaglio è iniziato e lei soffre molto. Vengono così alla luce, uno dietro l’altro, tre gemelli: proprio i tre che abbiamo nominato sopra!
La vera ragione per cui gli Dèi sono accorsi in aiuto della donna è un ordine di Ra, perché quelli sono i suoi figli naturali.
“Iside si mise di fronte a lei, Nefti dietro, mentre Heqet accelerava il parto. Iside pronunciò tali parole: ‘Non essere troppo potente nel suo grembo, in questo nome di Userkaf’. Il bambino scivolò nella sua mano, un bambino lungo un cubito; le sue ossa erano robuste, gli arti rivestiti d’oro, l’acconciatura di veri lapislazzuli. […] Meskhent si avvicinò dicendogli: ‘Ecco un sovrano che eserciterà la funzione regale in tutto il Paese’, mentre Khnum gli rinforzava le membra.“
Nel frattempo, Cheope riceve da un mago una profezia secondo cui i bambini del Dio e della moglie del suo primo profeta avrebbero un giorno regnato sull’Egitto. Non conosciamo la fine del racconto, ma possiamo immaginare che a quel punto il veggente abbia consigliato al faraone di non perseguitare i tre neonati, rassicurandolo sul fatto che molti suoi discendenti avrebbero ancora governato prima della fine della dinastia.
Affermare di essere figli di un Dio era uno strumento di propaganda comune (anche Hatshepsut lo usò), quindi quasi di sicuro è così che dobbiamo interpretare la storia. Infatti, anche se non conosciamo esattamente i legami di sangue fra Userkaf, Sahura, e Neferikara, è improbabile fossero tutti fratelli.
Un breve rinascimento per i templi solari
Il concetto base di questi templi, con la loro apertura e la loro luminosità, fu ripreso da Akhenaton durante l’eresia di Amarna (1352-1338 circa). In questo caso ovviamente non erano consacrati a Ra, ma al nuovo Netjer supremo, Aton.
Come la maggior parte delle innovazioni introdotte dal faraone eretico, anche questa fu poi accantonata e seppellita. I templi solari, a quest’epoca forse già in rovina, vennero definitivamente relegati nel passato.
NeferuRa
Fonti
- Jean-Claude Golvin e Aude Gros de Beler, “Viaggio nell’antico Egitto”, Leg edizioni SRL.
- Richard H. Wilkinson, “The Complete Temples of Ancient Egypt”, Thames&Hudson.
- Nicolas Grimal, “Storia dell’antico Egitto”, Laterza.