E’ nato prima l’uomo o la capra?

E’ nato prima l’uomo o la capra?
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Eccoci qui a cercare di dare una risposta all’annosa questione: E’ nato prima l’uomo o la capra?

Annosa questione per quanto riguarda gli antichi Egizi e importante tanto quanto quella del famoso uovo e della gallina.

Una piccola digressione sulla capra egizia

Come sappiamo, l’antico popolo egizio interpretava i propri Dèi con forme spesso umanoidi ma dalla testa di animale. Questi animali che venivano rappresentati erano individui che facevano parte della fauna presente in quel periodo storico oppure animali che, con il loro allevamento, apportavano vantaggi alla popolazione; possiamo citare qualche esempio come Ovis longipes palaeo aegyptiascus, una specie caprina con le “corna a cavatappi”, una delle specie addomesticate più comuni, che si trovava sia in Egitto Meridionale che in Nubia. Questa specie ebbe la fortuna di essere usata nell’iconografia del Netjer Khnum, una delle divinità più importanti nell’antico Egitto. Altri esempi da citare di animali utilizzati nelle iconografie divine sono il toro, la leonessa, il leone, il gatto, il falco, il coccodrillo del Nilo: tutti animali presenti nella fauna che prendevano parte attivamente alla vita della popolazione.

Dobbiamo quindi tenere a mente che gli animali sono stati sempre essenziali nell’organizzazione sociale umana, anche nelle sue espressioni artistiche e nei rituali religiosi.

In questo articolo ci focalizzeremo soprattutto sulla specie Ovis che ha avuto uno dei maggiori impatti su questa cultura.

La capra egizia: Ovis longipes palaeo aegyptiacus

Questo animale è un tipo di capra, ad oggi estinta, che si trovava nell’Antico Egitto Meridionale ed in Nubia. Essa era una delle due razze addomesticate più comunemente utilizzate sui rilievi delle prime tombe faraoniche proprio a causa dell’unicità delle sue corna con forma a spirale che fuoriuscivano dai lati del cranio. Altra variante di pecora dalla forma simile è Ovis platyura aegyptiaca che però possedeva corna sviluppate verso il basso e che si arricciavano in avanti.

Ovis longipes palaeo aegyptiacus, presente all’inizio delle epoche dinastiche, era di dimensioni imponenti. I maschi, dotati di uno spesso vello, avevano, come abbiamo già detto lunghe corna orizzontali a spirale (sono questi animali che animano le scene agresti delle camere funerarie dell’Antico Regno). Questi esemplari si sarebbero estinti progressivamente nel corso del II millennio per essere sostituiti dal montone sahariano o libico, di taglia più piccola, dalle spesse corna ricurve che circondano le orecchie (Ovis platyura aegyptiaca ).

La carne di montone era consumata solamente dal popolo e la sua lana non godette di grande successo nell’Egitto faraonico. Soltanto il cuoio derivato da questi animali era utilizzato dagli artigiani e il suo grasso era impiegato in farmacopea magico-religiosa.

Bisogna riconoscere al montone, un ruolo essenziale nell’economia agricola, soprattutto nell’Antico Regno, esso era un aiuto indispensabile per i contadini, in quanto calpestando con gli zoccoli la terra umida vi faceva penetrare le sementi e partecipava attivamente alla battitura del grano.

Molto importante era il suo ruolo sul piano religioso, perché numerosi sono gli dei che si incarnano nel montone, come Khnum, il dio ariete dell’Alto Egitto che crea gli esseri viventi con il suo tornio da vasaio; o ancora Amon, il grande dio dinastico del Nuovo Regno, che risiede a Karnak con l’aspetto del montone sahariano dalle corna ricurve, di cui perpetua il ricordo l’ammonite, un fossile dell’era secondaria

Ci sono speranze per un possibile ritorno di Ovis longipes palaeo aegyptiacus?

Vi è una piccola speranza per la quale Ovis longipes palaeo aegyptiacus possa essere riportata in auge. Essa trova un corrispettivo nella razza ovina chiamata “Pecora Modenese” (conosciuta localmente anche come “Emiliana di Pianura”, “Pavullese” o “Balestra”)la cui sopravvivenza è seriamente minacciata dal numero esiguo di esemplari. Questa razza è iscritta al repertorio delle razze animali a varietà locali istituito con la legge regionale n.1/2008.

La consistenza della Pecora modenese è di circa una ventina di capi, per questo è in corso uno studio da parte del Centro ricerche produzioni animali, per raccogliere elementi utili al recupero di questa razza. Una prima caratterizzazione genetica data dall’analisi del DNA ha sottolineato una distanza parentale elevata rispetto alle popolazioni ovine autoctone dell’Appennino Tosco-Emiliano; tuttavia nonostante questi sforzi, l’esiguo numero di capi e l’elevata consaguineità porta alla nascita di individui poco vitali e gracili. Si cercherà in futuro di programmare accoppiamenti mirati per ampliarne la popolazione.

Razza ovina Modenese

Conclusioni

E’ quindi nato prima l’uomo o la capra? Sembrerebbe che un dio vasaio con testa di ariete abbia plasmato ognuno di noi sul suo tornio…ma sembrerebbe anche che l’uomo abbia selezionato e modificato le razze caprine per avere benefici….quindi non ci resta che lasciare a voi l’ardua sentenza!

Fonti:

  • Paul T. Nicholson, Ian Shaw, Ancient Egyptian materials and technology, Cambridge University Press, 2000, pp.269, ISBN 9780521452571.
  • Sito web Agrobiodiversità interventi di tutela, programma di Sviluppo Rurale dell’Emilia Romagna
  • Jacopo De Grossi Mazzorin, Archeozoologia- lo studio dei resti animali in archeologia, 2020, Laterza.
  • Philippe Germond, Jacques Livet, Bestiario Egizio, Luglio 2001, Le Lettere

Link utili

-> Vai alla categoria “Ma che KOS è?” del KOS
-> Lettura consigliata: Khnum, il divino vasaio

Pubblicato da Sekhmetemsai

Gioia, alias Sekhmetemsai, nasce a Modena nel 1986. Da sempre con una fervida immaginazione si appassiona ai miti dell'antico Egitto appena esso entra nella sua vita, tra le pagine dei libri di storia. Inizia il suo percorso cercando qualcosa che la faccia sentire a casa, si laurea in scienze naturali e subito dopo si accosta al neopaganesimo wicca ma durante il primo rituale viene "reclamata" da Sekhmet, inizia così il suo viaggio che la porterà a conoscere il KOS e a capire finalmente la strada che fa per lei, diventando ufficialmente sacerdotessa Wabet di Sekhmet il 23/04/2023.

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